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Valido fino al 31 marzo 2023
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Anno di pubblicazione |
2013 (Epsylon) |
Edizione |
Illustrata |
Formato 15 x 21 cm |
256 pagine |
Codice ISBN |
9788898967063 |
73 brevi racconti autobiografici, accompagnati da fotografie tratte dall’album personale di Gaea Pallavicini e da una galleria di suoi ritratti eseguiti da famosi artisti. In chiusura, un ritratto grafologico dell’autrice.
Cos’è Ma il mondo gira da amore mosso? Un romanzo? Un diario? Una raccolta di poesie? È prima di tutto un verso che Robert Grieves dedica a Gaea Pallavicini, la cui vita quotidiana non è proprio la stessa vita che giorno dopo giorno affronta la stragrande maggioranza delle persone. I suoi amici o conoscenti sono personaggi come Herbert von Karajan, Leonard Bernstein, Truman Capote, Enrico d’Assia: teste coronate, teste calde, teste geniali.
Cresciuta nella mondanità, tra balli, cerimonie pubbliche, matrimoni principeschi, caccia alla volpe, pesca d’altura, regate, insomma vissuta nel lusso come a pochi capita, l’autrice di questi brevi e coloratissimi racconti ha vissuto le vicende narrate con la naturalezza dovuta all’abitudine e le racconta in questo libro alternando ironia e rispetto. Poi però c’è il cuore. È quello che conta, è l’affetto che ha saputo conservare, ricambiata, con i suoi numerosi amici d’infanzia. È l’amicizia preziosa in cui si è evoluta la passione di antichi spasimanti.
È l’amore che fa girare il mondo.
Clicca e sfoglia se vuoi vedere l'indice e alcune pagine del libro.
Leggi la recensione del Corriere della Sera (3 febbraio 2013).
AUTRICE
Gaea Pallavicini nasce a Lipsia, in Germania, figlia unica di Mina Karoly, pianista e bambina prodigio, e Wilhelm Bloszveldt, sociologo, scrittore, filosofo. Al pari di molti intellettuali tedeschi, costretti dagli eventi di quegli anni all’espatrio, la famiglia Bloszveldt lascia la Germania nel 1938 e si stabilisce a Roma. Bella e raffinata, in grado di parlare quattro lingue oltre che arguta e capace di cavarsela con successo in mille occasioni non facili, appena ventenne Gaea si sposa con Sandro Pallavicini, brillante esponente della buona società romana, fondatore e proprietario della Incom, all'epoca l'unica casa produttrice di cinegiornali in Italia, nonché fondatore dell’esclusivo Circolo del Polo di Roma.
La loro casa diventa luogo d’incontro per chiunque nel mondo s’interessi di politica, di musica, di arte, di spettacolo o di industria: amici come von Karajan, Bernstein, Menotti, Henry Fonda, Truman Capote, Christina Ford, Marella Caracciolo Agnelli, Ira von Fürstenberg, Roberto Rossellini, Orson Welles, Soraya e tanti altri ancora. Nella sua lunga vita Gaea ha conosciuto la gioia derivante dal sapersi molto amata e sempre ammirata, ricambiando l’affetto ricevuto con lo slancio generoso che la contraddistingue da sempre. Musa ispiratrice di molti artisti del suo tempo, Gaea predilige su tutti i suoi ritratti quello realizzato da Enrico d’Assia intitolato Ritratto con mimose, che compare sulla copertina del suo libro.
L'autrice ci parla del suo libro.
Gaea, è figlia di una grande pianista ed è stata intima amica di personaggi come von Karajan, Bernstein, Menotti. Quanto conta la musica nella sua vita? Il 100%. La musica è la mia vita fin da quando ero piccolissima. Grazie a mia madre, eccellente pianista, ho avuto modo di incontrare tutti i più grandi musicisti esistenti e esistiti, di molti di loro sono diventata intima amica e tutti hanno lasciato un’impronta indelebile su di me. Non potrei vivere senza la musica.
Il suo libro Ma il mondo gira da amore mosso raccoglie 73 racconti, però sappiamo che lei ha in serbo ancora molti aneddoti e storie da raccontare. Ha intenzione di scrivere un secondo libro? La mia vita è stata lunga e ho avuto la fortuna di incontrare tantissime persone interessanti e affascinanti nei campi più diversi: per motivi di spazio le loro storie non sono potute entrare tutte in questo libro, e quindi si, mi piacerebbe scriverne un secondo: ho già pronti almeno altri cinquanta racconti, e tanti ancora sono nella mia testa…
Degli incontri, degli episodi che lei racconta nel suo libro, qual è quello che ricorda con maggiore divertimento? È difficile dirlo: perché se è vero che ho anche pianto disperatamente, ho anche tanto riso di gusto. Forse l’episodio più buffo che mi sia capitato è quello in cui inaspettatamente, al termine di una battuta di caccia alla tigre (ma la tigre non si fece mai vedere!) nelle terre del mio amico Jai, Maharajah di Jaipur, sono stata da lui nominata Maharani di Sawai Madhopur, una bella proprietà nel Rajastan, che al momento era senza proprietario. Lì per lì presi la cosa come una divertente battuta e non ci pensai più. Ma non vi dico la mia sorpresa quando, diversi anni dopo, venni salutata con il titolo di Altezza Reale dal padre del futuro Maharajah: mentre in Italia avrei fatto ridere i polli con questa storia, in India ero considerata una Maharani di tutto rispetto!
E quello che ricorda con maggiore tenerezza? Forse il battesimo della piccola Isabelle, figlia del mio carissimo Herbert von Karajan,: quel giorno c’era tutto quello che per me conta nella vita, l’affetto degli amici veri, una natura magica - una minuscola chiesetta in mezzo a un parco fiorito - una folla di persone del luogo nei loro bei costumi tradizionali, e naturalmente la mia amata musica eseguita dai migliori interpreti che si potessero desiderare: Herbert von Karajan all’harmonium, Elizabeth Schwarzkopf, voce soprano, e quattro musicisti dell’Opera di Vienna. Erano loro i padrini della piccola, mentre io ero l’unica madrina! Una giornata davvero indimenticabile.
Quale personaggio, tra quelli raccontati nel suo libro ricorda con maggiore affetto? Ognuno mi ha lasciato qualcosa, chi più chi meno, alcuni mi hanno dato molto ed è difficile tra questi dire chi abbia contato di più. Indubbiamente una persona che ha contato tantissimo nella mia vita è stata la mia Tante Lori, Duchessa in Baviera, che ha saputo trasmettermi la fiducia in me stessa e da sempre mi ha spronato a scrivere. Lei è stata per me la nonna che non ho mai avuto e io sono stata per lei la figlia che non ha mai avuto: il profondissimo affetto che ci univa è stato superiore a qualsiasi legame familiare.
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